Allarme Federauto: oltre metà delle auto Bev sono immatricolate dai dealer

Federauto torna a lanciare un avvertimento sugli effetti delle normative europee dopo l’allarme delle associazioni di rappresentanza dei dealer Stellantis: in particolare, la federazione dei concessionari fornisce un quadro preoccupante degli effetti delle imposizioni di Bruxelles sulle reti di vendita, già oggi costrette a immatricolare “più del 50% delle auto a batteria”. 

Concessionari sotto pressione. Il presidente Massimo Artusi parla di “una pressione eccessiva” sui dealer per un Green Deal Automotive che “vincola i costruttori a produrre veicoli poco graditi dal nostro mercato”. Infatti, le normative sulle emissioni e il rischio di multe pesantissime inducono le Case “a forzare la fabbricazione” di Bev “che il mercato non assorbe”. Di conseguenza, se non ci saranno delle modifiche, come chiesto dal governo italiano, i costruttori trasferiranno “l’onere di smaltire prodotti difficili da commercializzare sui concessionari”. Cosa che per Artusi sta già avvenendo: i dati sulle immatricolazioni, infatti, “distorcono la realtà effettiva del mercato e più del 50% delle auto a batteria sono immatricolate, obtorto collo, dai concessionari, con ingenti oneri finanziari di stock e di obsolescenza causata dal prolungato stop dell’invenduto”. A ciò “si aggiunge l’inquietante notizia dell’assegnazione d’ufficio ad alcuni dealer – con successiva fatturazione – di veicoli non ordinati e non abbinati a un cliente finale”.

Rischi e ripercussioni.  Non solo. Secondo il presidente di Federauto, “è prevedibile che i produttori, per non incorrere nelle pesanti sanzioni previste dal 2025, finiranno per ridurre la produzione di vetture con motore a combustione, contingentando la vendita dei modelli che, di fatto, continuano ad essere i più richiesti dal mercato e provocando un inevitabile calo dei volumi di attività delle concessionarie, mettendole potenzialmente in crisi, con un prevedibile e indesiderato effetto di ulteriore obsolescenza del parco ed il rischio di gravissime ripercussioni sulla sicurezza stradale e sull’inquinamento”. Artusi, che denuncia ancora una volta la decisione di alcune Case di passare al modello d’agenzia, ha intenzione di fare “il necessario per evitare che tutte le pressioni generate da un quadro normativo astratto si scarichino sul capo dei concessionari, sugli automobilisti, sull’economia nazionale (con l’interruzione di produzioni o la chiusura di interi siti) e sul bilancio dello Stato che, da un minor numero di vendite di autoveicoli, subirebbe un forte calo del gettito. Non solo dovuto alla riduzione delle entrate provenienti dalla tassazione diretta e indiretta sulle immatricolazioni di auto nuove, ma anche per la difficoltà di rintracciare i margini tassabili delle aziende multinazionali in favore di Paesi, anche europei, con fiscalità più favorevole”.