VIA LIBERA ALLE TARGHE STRANIERE: CAMBIATA LA NORMATIVA

Dal 21 marzo è possibile circolare liberamente nel nostro Paese a bordo di un’auto con targa straniera in forza dell’entrata in vigore del Pubblico Registro Veicoli Esteri (REVE) dietrofront sulla stretta a “furbetti della targa estera“, introdotta con il Dl 113/2018 per evitare che i guidatori di macchine straniere non pagassero le multe

Finora, con la modifica agli articoli 93, 94, 132 e 196 del Codice della strada e l’aggiunta del 93-bis, era vietato ai residenti in Italia da più di 60 giorni di circolare sul territorio nazionale a bordo di veicoli con targa estera, che è possibile adesso guidare con l’obbligo di immatricolazione con targa italiana entro tre mesi.

L’immatricolazione in Italia si può però evitare se il conducente residente in Italia non coincide col proprietario residente all’estero. Secondo le nuove normative è sufficiente, infatti, portare in auto un documento con data certa firmato dal proprietario, che indichi a che titolo e per quanto tempo il conducente può utilizzare il veicolo.

Se il diritto del conducente a disporre del mezzo “supera un periodo di 30 giorni, anche non continuativi, nell’anno solare”, basta registrare titolo e durata dell’utilizzo nel nuovo archivio Reve.

I VANTAGGI SUL FISCO

Sulle targhe estere non è dovuto alcun pagamento dell’Ipt (Imposta provinciale di trascrizione) né del bollo auto e dell’eventuale superbollo, nonostante il nuovo comma 4-ter dell’articolo 94 del Codice istituisca nel Pra un elenco dedicato alle targhe estere, a fini fiscali.

Inoltre, essendo la polizza assicurativa rilasciata nel Paese di immatricolazione, non è necessario pagare la Rc auto alle Province e il contributo al Servizio sanitario nazionale legato alle polizze.

In caso di una vettura più potente, con motore superiore ai ossia 252 Cv (185 kiloWatt) viene meno anche il pagamento del superbollo, non solo per gli esemplari nuovi, ma anche per quelli già circolanti con età fino a 20 anni.

Un’ulteriore tentazione verso l’evasione di questo tributo, tramite l’esportazione fittizia dell’auto e l’importazione con targa di un altro Paese.