MONOPATTINI ELETTRICI: CRESCE LA DOMANDA, MA L’USO SPESSO E’ IMPROPRIO

Sospinti dal bonus mobilità e dal proliferare dei servizi di noleggio, i monopattini elettrici si stanno ritagliando uno spazio significativo nell’ambito della mobilità urbana. Restano ancora un mezzo di nicchia, sia chiaro, ma in rapida diffusione. Ed essendo una novità, spesso non vengono utilizzati con piena consapevolezza delle regole, come emerge da un’indagine condotta da mUp Research in collaborazione con Norstat per conto del portale assicurativo Facile.it.

Sul marciapiede no. Oltre la metà degli intervistati (il 52,7%) dichiara infatti, in assenza di piste ciclabili, di usare i monopattini elettrici sul marciapiede o nelle aree pedonali. Vale la pena, dunque, ricordare cosa prescrive il Codice della strada a riguardo: ovvero, divieto assoluto di circolazione sui marciapiedi, mentre nelle aree pedonali questi mezzi possono viaggiare (salvo esplicito divieto) senza superare i 6 km/h di velocità. Su strade urbane, i monopattini sono autorizzati ad andare anche nella carreggiata assieme agli altri veicoli, con il limite di 25 km all’ora: lo fanno spesso i conducenti uomini (46,9%), ci dice la ricerca, molto meno le donne (18,9%).

Chi li compra? Solo il 2,7% del campione consultato ha dichiarato di possedere già un monopattino elettrico. E malgrado si tenda ad associare il mezzo ad un pubblico estremamente giovane, la fascia più consistente dei proprietari (5,5%) si attesta al momento tra i 35 e i 44 anni, e si tratta di soggetti prevalentemente residenti nel Centro Italia e nel Nord Est (4,2%). Tuttavia, nella diffusione di questi veicoli sta avendo un’influenza crescente il noleggio condiviso, che invece vede protagonista un pubblico tra i 25 e i 34 anni. Allo stesso modo, andando a indagare l’intenzione di acquisto si scopre che il desiderio di micromobilità è più forte tra i più giovani: il 14,7% ha tra i 18 e i 24 anni, contro una media nazionale del 6,7%.

L’assicurazione non è obbligatoria, ma c’è. Secondo l’indagine, i monopattini elettrici vengono utilizzati principalmente nel tempo libero, ma cresce il numero dei ‘’pendolari’’, gente che li sfrutta per il casa-ufficio. In ogni caso resta aperto il tema dell’uso improprio, purtroppo ancora diffuso e spesso causa di incidenti. Al momento i monopattini elettrici non obbligano proprietari e utenti (salvo non si tratti di veicoli noleggiati) a dotarsi di un’assicurazione per poter circolare. Tuttavia, le compagnie si sono già mosse predisponendo prodotti specifici con coperture che tutelano l’assicurato sia in caso di danni arrecati a terzi, sia in caso di infortuni subiti durante l’uso del mezzo.

ARTICOLO DI LUCA CEREDA – quattroruote.it

Auto: già esauriti i 50 milioni del nuovo ecobonus

Sono esauriti i fondi per il nuovo ecobonus auto stanziati dal decreto rilancio.

Secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico, i 50 milioni destinati alle vetture a basse emissioni, rientrate nei nuovi più larghi parametri stabiliti dal dl, sono scesi a zero.

Per il rifinanziamento sono attesi circa 500 milioni per l’automotive (di cui 90 milioni per le colonnine di ricarica) previsti dal decreto agosto, approvato tuttavia salvo-intese.

Le risorse saranno quindi nuovamente disponibili con il via libera definitivo al dl e la pubblicazione in Gazzetta. 

AUTO: CRESCONO LE IBRIDE, MA IL MERCATO E’ IN CRSI

Le vendite di auto nuove segnano ancora il passo. Al giro di boa del semestre, non siamo nemmeno a 600mila targhe, mezzo milione in meno rispetto al 2019. Poiché la prima metà dell’anno è quella che vale in genere quasi il 60% del totale, pare probabile che alla fine si conteranno 1,1 milioni di vendite; 1,2 se va bene.

I DATI ANFIA

Il rapporto semestrale di Anfia, l’associazione dell’industria automobilistica, guarda alla composizione delle vendite e alle componenti dello scenario economico, per fare luce sulle dinamiche che stanno dietro alle scelte degli italiani di entrare o non entrare nel mercato.

Il primo dato da osservare è il clima di fiducia dei consumatori e delle imprese, registrato dall’Istat, che fissa a 100 il livello del 2010. Entrambe in comprensibile flessione dai primi mesi del 2018, la curva delle imprese si posiziona costantemente dieci punti sotto quella dei consumatori, il cui ottimismo poggia in parte sui milioni di redditi da pensione e da pubblico impiego. Il lockdown ha ovviamente colpito duro, con un picco negativo a maggio, quando il pericolo sanitario era ormai stato sostituito da quello economico. Ma l’intensità del problema è stata percepita in maniera diversa.

La fiducia delle imprese è sprofondata di oltre 45 punti, da quasi 100 a poco più di 50, mentre i consumatori hanno diminuito il sentiment da 110 a 95, appena 15 punti. A giugno, sono già risaliti a quota 100, della serie: va tutto bene. Di diverso avviso le imprese, che stanno recuperando lentamente; il clima di fiducia a giugno è risalito, ma a 65: no, non va tutto bene. A parte le macchine, queste curve raccontano perfettamente quale sia lo scollamento dei cittadini dalla realtà economica del Paese. Stringendo invece sulle automobili, pare lecito concludere che gli acquisti delle imprese mancano perché per loro non è proprio il momento di pensare a cambiare la macchina. Infatti, la loro quota che era il 45% nel 2019 è adesso al 42. Passato il lockdown sanitario, fanno fatica a tornare perché non stanno producendo quel livello di ricchezza al quale erano abituate e, di conseguenza, non lo distribuiscono in forma di spesa e di investimenti.

CONSUMATORI

La fotografia dei consumatori è un’altra. Già a giugno avevano comprato appena l’8% meno del giugno 2019. Un incentivo all’acquisto potrebbe incoraggiare quelli che ancora esitano. Il condizionale dipende dal fatto che le misure di supporto proposte nel DL Rilancio e previste per agosto, fa notare Anfia, sono corredate da “pochissime risorse che difficilmente riusciranno a dare un contributo fattivo alla ripresa del mercato”. Significa che le agevolazioni ci sono ma i soldi no.Sempre sui privati, è interessante leggere i dati degli acquisti dal punto di vista delle motorizzazioni. Come sappiamo, l’industria racconta da anni che ormai le macchine sono elettriche. Ancora non tutte, ma manca poco. Quanto poco non si sa.

La novella poggia sul presunto valore di impatto ambientale delle auto a pile. I cittadini hanno ascoltato e recepito, alla loro maniera, questa indicazione. Non rinunciando ovviamente ad avere un motore termico nel cofano, che manda avanti le ruote: lo scorso anno nel 99,4% delle auto c’era e, nei primi sei mesi, la quota è scesa al 98,3. Piuttosto, hanno scoperto il valore delle motorizzazioni ibride, che soddisfano quel bisogno di ambiente, che va tanto, senza rinunciare alla comodità e alla tranquillità di far rifornimento e ripartire in due minuti. Erano il 6% nel 2019 e nei sei mesi sono passate quasi al 12%.

L’adozione delle ibride è un fenomeno presente quasi allo stesso modo tra i privati e nelle imprese, molto più delle altre motorizzazioni. Il diesel, ad esempio, è scelto da un privato su quattro, mentre lo preferisce un’impresa su due, per le sue prestazioni sulle percorrenze extra-urbane. Il tipo di motore normalmente è un dettaglio da addetti ai lavori, ma quando diventa il fulcro della comunicazione ai potenziali clienti assume un peso significativo.

Se la narrazione propone motorizzazioni che le persone, pur apprezzandole concettualmente, faticano a vedere efficaci nell’uso quotidiano, l’effetto è di rendere la loro scelta difficile e dunque rimandabile. Sono molti mesi che gli operatori registrano un elevato livello di incertezza nel processo di acquisto. Se novantotto italiani su cento acquistano un motore termico, significa che ogni 100 macchine prodotte 98 hanno un motore termico. Non dovrebbe essere motivo di imbarazzo. Non per chi le fabbrica, almeno.

ARTICOLO di Pier Luigi del Viscovo, fonte: sole24ore

MERCATO VEICOLI COMMERCIALI: A GIUGNO CALO PIU’ CONTENUTO NELLE VENDITE

La piena ripresa delle attività in giugno e la conseguente esigenza di consegna delle merci hanno consentito al mercato dei veicoli commerciali di contenere la flessione delle immatricolazioni del mese ad un -5,8%.

Sulla base delle stime elaborate e diffuse  da UNRAE, in giugno sono stati immatricolati 16.000 autocarri con ptt fino a 3,5t rispetto ai 16.990 dello stesso mese del 2019.

Dopo i crolli degli acquisti nel trimestre marzo-maggio per l’emergenza da COVID-19 (rispettivamente a -71%, -90% e -33%), al giro di boa del I semestre i veicoli da lavoro perdono oltre 1/3 dei volumi, segnando una flessione del 36% con 61.749 immatricolazioni, che si confrontano con le 96.433 del gennaio-giugno dello scorso anno.

 L’analisi della struttura di mercato dei primi 5 mesi (con dati ancora suscettibili di leggeri aggiustamenti nei prossimi due mesi, a causa dei ritardi di immatricolazione) mostra una flessione superiore al 40% per tutti i canali di vendita. In particolare, i privati segnano un -40,4% e un recupero di quota di quasi 1 punto che li porta al 22,8% del totale. La flessione del 59% delle autoimmatricolazioni e del 39% delle altre società determina il calo del 41,5% delle società nel complesso, con una quota che sale anch’essa di quasi 1 punto al 48,9%. La performance peggiore è evidenziata dagli acquisti del noleggio che perdono quasi la metà dei volumi (-46,1%) e scendono al 28,3% di quota di mercato (-1,8 p.p.). In deciso calo il lungo termine (-42,3%), forte flessione per il breve termine (-69,4%), a cui si affianca il -38,3% delle autoimmatricolazioni uso noleggio effettuate da Concessionari e Case auto.

 Dal dettaglio per alimentazione emergono forti e generalizzate flessioni: il diesel perde 30.000 veicoli, con un calo del 42,5% in linea con il mercato totale (confermando la quota all’88,7%), benzina e metano flettono di oltre il 50%, il Gpl cala del 76,5% e le elettriche del 21,8%. Unica eccezione, sono i veicoli ibridi che immatricolano 1.186 unità, rispetto alle 55 di un anno fa, portandosi al 2,6% di quota e superando nel ranking il Gpl.

 Tornano, infine, a crescere (+1,1%) le emissioni medie di CO2 dei veicoli con ptt fino a 3,5t che nei primi 5 mesi dell’anno raggiungono i 163,4 g/km rispetto ai 161,6 del gennaio-maggio 2019.

FONTE: Unrae.it

RC AUTO, ARRIVA IL “CONTRATTO BASE”: IL NUOVO PROVVEDIMENTO È IN VIGORE

Il tanto discusso, ma atteso, “contratto base” in materia di RC Auto è stato promulgato dal MISE, il Ministero dello Sviluppo Economico, ed è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 17 giugno 2020 (n.152). E’ entrato in vigore dal 2 luglio 2020.

Il contratto base era stato introdotto da un decreto di cinque anni fa (il numero 179 del 2012), ma in tutto questo periodo i suoi contenuti non sono mai stati né determinati né specificati.
Questo tipo di contratto, in sintesi, permette ai consumatori di conoscere in modo più chiaro e limpido cosa copre la propria polizza, ma soprattutto quanto costa e quanto verrebbe a costare se aggiungesse qualche altra clausola.

Ma cosa deve contenere il nuovo Contratto base? Nel nuovo contratto base, che le compagnie saranno obbligate ad offrire, è previsto in maniera chiara innanzitutto il contenuto minimo per l’adempimento dell’obbligo di assicurazione RC auto che dovrà contenere i seguenti elementi: l’oggetto del contratto, le ipotesi di esclusioni della copertura assicurativa e la rivalsa, le ipotesi di dichiarazioni false e reticenti del contraente, la necessità di comunicare all’assicurazione le condizioni di aggravamento del rischio assicurativo, l’estensione territoriale dell’assicurazione, la durata e la decorrenza della polizza, le vicende del contratto in caso di trasferimento della proprietà del veicolo, l’attestazione dello stato di rischio, le modalità di denuncia di sinistro, le modalità di gestione delle controversie, le condizioni per l’applicazione del Bonus Malus. Nel contratto base, separatamente, vanno previste le condizioni aggiuntive che l’assicurato può richiedere, le clausole limitative e di ampliamento della copertura assicurativa che possono avere incidenza sull’ammontare del premio.

Con il nuovo Decreto le compagnie sono, di fatto, obbligate a presentare l’offerta della polizza anche online. Nel caso in cui la compagnia non avesse un sito web ufficiale, dunque, sarebbe costretta ad adempiere alla richiesta, creando un portale e permettendo al cliente di prendere visione del contratto in tutte le sue clausole e/o condizioni. A questo punto, poi, il cliente deciderà come procedere.

Nel contratto base, infine, non è prevista, quindi è esclusa, la possibilità di inserire clausole che eventualmente limitino il risarcimento qualora il consumatore si avvalga di riparatori di fiducia.

Si spera che il tanto atteso “contratto base”, andrà a favorire la libera concorrenza andando nella direzione dell’abbattimento dei costi dei premi. Si attende ora quanto prima  una rapida predisposizione da parte del MISE del Modello elettronico di preventivo che permetterà nel concreto di rendere operativa la norma (comunque difficilmente prima di gennaio 2021…).

NUOVA ORDINANZA REGIONE VENETO SU CONTENIMENTO COVID 19

dal 6 luglio 2020, fino al 31 luglio 2020, la Regione Veneto impone  regole  per chi rientra dall’estero, ad esclusione di 36 Paesi per cui esiste un corridoio sanitario.

I Paesi esclusi sono:

1. Austria 2. Belgio 3. Bulgaria 4. Svizzera 5. Cipro 6. Repubblica Ceca 7. Germania 8. Danimarca 9. Estonia 10. Grecia 11. Spagna 12. Finlandia 13. Francia 14. Croazia 15. Ungheria 16. Irlanda 17. Islanda 18. Liechtenstein 19. San Marino  20. Lituania 21. Lussemburgo 22. Lettonia 23. Malta 24. Paesi Bassi 25. Norvegia 26. Polonia 27. Portogallo 28. Romania 29. Svezia 30. Slovenia 31. Slovacchia 32. Regno Unito e Irlanda del Nord 33. Andorra 34. Principato di Monaco  35. Stato della Città del Vaticano 36. Italia.

Se una persona arriva da un Paese  non presente nell’elenco sopra esposto ha l’obbligo di isolamento fiduciario per 14 giorni nei seguenti casi:

1 – contatto a rischio con soggetto risultato positivo al tampone;
2 – ingresso o rientro in Veneto da Paesi diversi da quelli dell’allegato 1 (diversi dai paesi Europei), obbligo di isolamento fiduciario dall’ingresso nella nostra regione, per 14 giorni;
3 – compresenza di sintomi di infezione respiratoria e temperatura superiore ai 37 gradi e mezzo.

· Isolamento in strutture extra alberghiere
Se la Ulss ha difficoltà a mettere in isolamento fiduciario può trovare strutture ad hoc.

· Tampone a chi entra dall’estero per necessità lavorative
Queste persone che entrano o tornano in Veneto dopo un viaggio in Paesi diversi da quelli sopra citati, dovranno sottoporsi a tampone appena arrivati e un secondo dopo 7 giorni se il primo risulta negativo.
La prestazione sanitaria è gratuita.
Il datore di lavoro deve contattare la Ulss e riammette temporaneamente il lavoratore se il tampone è negativo.
Il caso badanti: il tampone è raccomandato, fare il tampone è fondamentale e la richiesta deve essere fatta all’Ulss. Se il titolare non segnala e non richiede il tampone per il lavoratore in arrivo dall’estero da uno dei Paesi in questione, vine multato di mille euro per ogni lavoratore.

· Le persone in isolamento segnalate
E’ obbligatorio comunicare – al Sindaco, al Prefetto e all’Autorità Giudiziaria – l’elenco dei positivi ai fini dei controlli e delle misure cautelari.

· Rifiuto di ricovero
Chi rifiuta il ricovero – perché positivo e con sintomi – deve essere segnalato all’Autorità Giudiziaria. Parte la denuncia “d’ufficio”. Nel momento in cui il soggetto è consapevole della gravità della propria situazione e della positività da Covid, si contesta l’art.452 del Codice Penale.

· Sanzioni
Chi viola l’isolamento (ma è negativo) viene multato con mille euro. Se un positivo esce rischia il carcere, oltre alla multa.

Ecco il link per scaricare ordinanza
http://wp.me/a1Ivvy-7wD

MERCATO AUTO: ANCHE GIUGNO IN FORTE CALO, -23%

Malgrado il giorno lavorativo in più e la riapertura della maggior parte delle attività economiche dopo l’emergenza sanitaria da COVID-19, a giugno crolla ancora il mercato delle autovetture, che fa registrare un -23% rispetto a giugno del 2019.

Cadono tutti i canali, del 7,7% i privati, del 39% il noleggio (con il segmento a breve termine giù del 72%) e del 44% le società.

Secondo i dati diffusi ieri (1 luglio 2020) dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a giugno calano a 132.457 unità le registrazioni di autovetture, rispetto alle 172.312 dello stesso mese dello scorso anno, con una perdita di circa 40.000 unità.

Nel primo semestre le immatricolazioni in meno diventano quindi quasi 500.000, da 1.083.184 a 583.960 unità, un tracollo del 46%.

L’analisi delle vendite di autovetture per utilizzatore fa rilevare una flessione dei privati meno pesante rispetto agli altri canali, visto anche il confronto con le immatricolazioni 2019 che avevano iniziato a contrarsi dopo il I quadrimestre. Con 86.457 vetture vendute la riduzione è del 7,7%, e la quota di mercato recupera 11 punti raggiungendo in giugno il 65%. Continua la forte flessione del noleggio (-39,4% in giugno), dovuta soprattutto alla performance fortemente negativa del breve termine che risente dei mancati flussi turistici (-72,4% a poco più di 4.000 unità). Il lungo termine cala comunque del 21,7% (21.177 immatricolazioni) evidenziando una rappresentatività in linea con lo scorso anno. Le società mostrano la perdita peggiore: -44,3%, al 14,3% di quota (-5,4 punti), con le autoimmatricolazioni che cedono oltre la metà dei volumi, a 11.678 immatricolazioni e all’8,8% di quota. A chiusura della prima metà dell’anno la flessione del noleggio e società è allineata e superiore al 50%, vicini i privati a -42,3%.

Dal punto di vista delle alimentazioni il pesante segno negativo in giugno interessa le motorizzazioni tradizionali, il gpl e metano. Il diesel con un -34,8% dei volumi si ferma al 35,6% di quota, il benzina non raggiunge per poco il 40% di rappresentatività con una flessione delle vendite del 28,6%. Il Gpl, in calo del 19,5%, rappresenta il 7,2% del mercato ed il metano il 2,4% (-11,2% delle immatricolazioni). Il mese di giugno conferma la forte crescita delle vetture ibride (+84,4% e 17.684 unità) – che con quasi 8 punti di crescita, rappresentano il 13,3% del mercato – e delle vetture elettriche (+53,2% a 2.228 unità), che coprono l’1,7% delle preferenze. Anche nel I semestre tali motorizzazioni sono le uniche in territorio positivo.

Pesanti flessioni a doppia cifra interessano tutti i segmenti del mercato, in particolare le city car (segmento A a -29,2%) e le medie del segmento C a -27,9%. Non si salvano neanche le carrozzerie, tutte in calo a doppia cifra, passando dal -11,1% dei fuoristrada (con una quota in crescita) e dei monovolume grandi (che dall’analisi al netto del noleggio tornerebbero al segno positivo), al -65,2% dei monovolume compatti.

Fra le aree geografiche, quella più colpita è il Nord Ovest con un -30% in giugno, che scende al 31,2% allineandosi alla quota del Nord Est. Il Sud e le Isole registrano una flessione meno pesante ma comunque superiore al 16%.

Calano del 6,3% le emissioni di CO2 a 111,7 g/km contro i 119,2 dello stesso mese 2019. Flessione simile nel I semestre (-6,4%) a 112,2 g/km contro 119,8 dello stesso periodo dello scorso anno.

Per concludere l’analisi del mercato, a giugno i trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture sono stati 247.655, evidenziando il medesimo calo del mercato del nuovo, rispetto ai 322.692 di giugno 2019 (nel cumulato del I semestre il calo è del 40,5%).

fonte: Unrae.it

 

 

Sei italiani su dieci rimandano l’acquisto dell’auto, altri due rinunciano

Passata la fase più critica dell’emergenza coronavirus, l’auto è diventata, a modo suo, un termometro della situazione. Studi statistici, per ultimo quello condotto da Aniasa con la società di consulenza strategica Bain & Company, la confermano al centro della mobilità post-Covid, ma allo stesso tempo prefigurano scenari complicati per le vendite: secondo la ricerca, infatti, l’84% degli italiani ha rinunciato o posticipato l’acquisto di una nuova vettura.

Domanda attendista. Sulla decisione pesano, inevitabilmente, le difficoltà economiche generate dal lockdown, ma influisce anche l’incertezza legata agli incentivi, su cui il governo tentenna. Così, mentre il 24% dei consumatori ha gettato la spugna, il 60% aspetta tempi migliori: per le proprie finanze (47%) o per la convenienza dei prezzi d’acquisto (23%). In ogni caso, la stragrande maggioranza (70%) è disposta a comprare solo a fronte di incentivi, promozioni o soluzioni flessibili. Solo il 12% ritiene l’auto un bene non più necessario.

Mezzo privato vs pubblico. Eppure, un mezzo di trasporto privato ci serve oggi più che mai, se è vero che, come evidenzia lo studio, in questa Fase 3 l’automobile viene utilizzata per il 60-70% degli spostamenti, mentre i mezzi pubblici solo per il 20-30%. Il coronavirus ha segnato le abitudini di mobilità degli italiani e un ritorno alla normalità non sarà certo rapido: oltre la metà degli intervistati ritiene infatti di ripristinare i precedenti standard negli spostamenti solamente tra sei mesi. Lo scetticismo riguarda principalmente il trasporto pubblico locale, che quasi il 70% del campione dichiara di volere utilizzare meno di prima. E si diffida, per timore dei possibili contagi, anche del taxi: il 47% del campione intende ridurne la fruizione.

Meno gente in giro. In generale, c’è ancora una tendenza a limitare gli spostamenti: soprattutto a quelli legati al piacere (tre italiani su quattro pensano di andare meno di prima al ristorante, e lo stesso dicasi per lo shopping) e al lavoro. Prospettive che generano ricadute negative sul car sharing e sul noleggio a breve termine.

 

 

Fonte: quattroruote.it

RIPRESA POST COVID PER AUTORIPARATORI ED OFFICINE

Secondo una ricerca elaborata dall’Osservatorio Autopromotec, il lavoro in officina sta migliorando: da aprile a maggio gli autoriparatori stanno dando segnali positivi

Sembra che qualche segnale di ripresa stia arrivando e a dare alcune indicazioni positive è il settore dell’autoriparazione. Secondo quanto emerge da una ricerca elaborata dall’Osservatorio Autopromotec l’attività in officina sta migliorando. Il mondo dell’assistenza auto, dunque, si sta scrollando di dosso, seppur lentamente, gli effetti del Covid-19 e dati che abbiamo fanno ben sperare.

L’indagine dell’Osservatorio Autopromotec è stata condotta su un campione rappresentativo di officine di autoriparazione attraverso inchieste mensili. I dati dicono che a maggio la differenza tra la percentuale di autoriparatori che hanno indicato alto il livello di attività e la percentuale di autoriparatori che lo hanno valutato basso è stata pari a -6. Un dato ancora negativo, ma molto meno rispetto al -94 di aprile. Nel mese di totale quarantena e lockdown, infatti, il lavoro delle officine ha subìto un drastico rallentamento. Allentando le restrizioni e aumentando la circolazione, il saldo (ovvero la differenza tra valutazioni positive e negative) è migliorato.

Al campione di intervistati è stato chiesto anche cosa si aspetta per il futuro del settore. La parole che emerge è “stabilità”: la maggior parte dei lavoratori delle officine credono che la situazione resterà stabile. Discorso analogo per i prezzi: ben il 78% degli autoripatori afferma che non subiranno variazioni.

 

LA CRISI DEL MERCATO AUTO EMERGE DAI DATI UNRAE

Nonostante la riapertura il 4 Maggio delle attività economiche, dopo quasi due mesi di chiusura per l’emergenza sanitaria da COVID-19, il mercato delle autovetture fa segnare un altro crollo (-50%) in Maggio verso lo stesso periodo del 2019.

Precipitano tutti i canali: vanno giù del 35% i privati, del 69% il noleggio e del 57% le società.

Secondo i dati diffusi oggi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a Maggio diminuiscono del 49,6% le immatricolazioni di autovetture, a 99.711 unità rispetto alle 197.881 dello stesso mese dello scorso anno, con una perdita di circa 98.000 unità.

Nel cumulato Gennaio-Maggio le immatricolazioni in meno diventano quindi quasi 460.000, da 910.872 a 451.366 unità, un tracollo del 50,4%.

“Il dato delle immatricolazioni di Maggio – commenta Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere – per la maggior parte consegne di ordini sottoscritti prima dell’inizio dell’emergenza da COVID-19, conferma la gravità della crisi senza precedenti che sta attraversando il settore auto.”

“Nonostante la riapertura a inizio Maggio dopo due mesi di chiusura completa – continua Crisci – il sistema della distribuzione auto resta attanagliato da una grave crisi di liquidità, appesantito da centinaia di migliaia di veicoli fermi nei piazzali e con le risorse messe a disposizione dal Decreto Liquidità ancora impigliate nella burocrazia e bloccate all’interno del sistema bancario.”

“D’altra parte, la mera riapertura dei concessionari non basta a far ripartire la domanda, con famiglie e imprese prostrate dal crollo dell’attività economica e con un futuro quanto mai incerto e fosco. Testimonianza ne sono i dati raccolti a fine Maggio che parlano di un calo degli ordinativi di circa il 60% rispetto a Maggio dello scorso anno.”

“Nell’assoluta, incomprensibile sordità e indifferenza della classe politica – prosegue Crisci – è sempre più grande il rischio di chiusura nei prossimi mesi di centinaia di imprese della filiera della distribuzione auto, che si accompagnerebbe drammaticamente alla scomparsa di decine di migliaia di posti di lavoro.”

“E’ vieppiù urgente quindi la necessità di immediati e concreti provvedimenti – afferma il Presidente Crisci – che siano di efficace sostegno al settore auto, per la sua valenza strategica nazionale e il suo grande contributo all’economia, non solo in termini di generazione di valore e di occupazione, ma anche di gettito erariale (pari a circa 80 miliardi di Euro annui incluso tutto l’indotto), come pure per il ruolo ancora più centrale che avrà nella mobilità. E’ ancora utile sottolineare l’importanza della velocità di azione richiesta: i lavoratori e le loro famiglie, le imprese, l’intero settore auto e il Paese non possono aspettare i tempi dell’European Recovery Fund, ora presentato come la panacea di tutti i mali.”

Resta pesantemente negativa la performance del dato mobile con un -22,3% rispetto ai 12 mesi precedenti.

Da un’analisi della domanda di autovetture a Maggio per utilizzatore, è da notare, in un contesto di grave sofferenza di tutti i canali con risultati fortemente negativi, la performance dei privati che, con 68.129 acquisti, flettono del “solo” 35% e guadagnano quasi 15 punti percentuali di quota rispetto a Maggio del 2019, attestandosi al 67,7% di rappresentatività. Crollano le immatricolazioni del noleggio (-69%), in particolare il breve termine, in caduta libera con un -96% e appena 1.073 immatricolazioni, all’1,1% di quota contro il 12,8% dello scorso anno. In linea con il mercato, invece, le immatricolazioni del lungo termine (-50%), con quasi 17.000 unità e una quota vicina al 17%. Le società, infine, con un -57% perdono quasi 3 punti di quota (al 13,1%) a causa della frenata delle autoimmatricolazioni (-65%) che a Maggio sono 7.600, a fronte di un -41% delle altre società che, perdendo meno del mercato totale, guadagnano quasi 1 punto di quota, al 5,6% di rappresentatività. Nel cumulato di Gennaio-Maggio sono negative le performance di tutti i canali, dal -49% dei privati al -52% sia del noleggio sia delle società.

Sul fronte delle alimentazioni, spiccano i segni positivi delle immatricolazioni di vetture con motorizzazioni alternative: dal +18% delle ibride, che con 12.618 immatricolazioni passano da una quota del 5,4% dello scorso anno a una del 12,5% di Maggio 2020, al +55% delle elettriche con 1.816 unità e una quota dell’1,8%. Forte la contrazione, invece, per le alimentazioni tradizionali, che insieme rappresentano oltre il 77% del mercato totale, con il benzina in calo del 52% (a 41.466 unità) e il diesel che perde il 56% a 36.309 unità. In linea con la tendenza del mercato complessivo il Gpl (-51%) e il metano (-49%).

Il segno è negativo anche per tutti i segmenti in cui è scomposto il mercato, con le E-Superiori che registrano un calo del 37%, archiviando la “migliore” performance, mentre diminuisce del 59% il segmento A-Piccole, che registra il peggior risultato, passando dal 17,2% al 13,9% di quota.

Non è diversa la sorte delle carrozzerie che riportano tutte segni meno: le berline, con una quota del 42,1% (dal 47,2% di Maggio del 2019), perdono il 55% delle vendite, a fronte di un recupero di oltre 4 punti di quota dei crossover (-37%), che arrivano al 37,1%. Incrementano la propria rappresentatività anche i fuoristrada, con 3,4 punti di quota (ora ll’11,1%) in più rispetto allo scorso anno.

Nel dettaglio per area geografica, la riduzione più significativa delle vendite si registra nell’area Nord Orientale (-59% a 30.156 immatricolazioni, che rappresentano una perdita di 7,3 punti di quota rispetto al 37,3% dello scorso anno), ma non sono di certo migliori i risultati in quella Nord Occidentale (-45%). Il Centro Italia, invece, è l’area in cui i risultati sono meno severi rispetto al mercato complessivo archiviando comunque un -40%.

Calano del 5,1% le emissioni di CO2 a 112,9 g/km contro i 119,0 di Maggio 2019. Nel cumulato dei primi 5 mesi la riduzione delle emissioni è del 6,4% a 112,3 g/km contro 120,9 dello stesso periodo dello scorso anno.

Per concludere l’analisi del mercato, a Maggio i trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture sono stati 206.967, in flessione del 45% rispetto ai 373.676 di Maggio 2019 (nel cumulato dei primi cinque mesi il calo è del 43%).

 

FONTE: unrae.it

1 13 14 15 16 17 25