Ddl Concorrenza 2015 su RC auto: critiche dai Carrozzieri

Le nuove norme in materia di RC auto introdotte dal Governo con il recente Ddl Concorrenza, ideato per far calare le tariffe e aprire spazi di mercato, non piacciono. Queste norme mettono in serio rischio i diritti degli automobilisti e consegnano il mercato delle riparazioni in mano alle lobby assicurative.

Ricordiamo che il Ddl Concorrenza ha introdotto l’obbligo di praticare sconti significativi sulle tariffe RC auto se, al momento di stipulare una polizza di assicurazione online o tradizionale, si accettano clausole finalizzate al contrasto delle frodi (installazione della scatola nera e di rilevatori del tasso alcolemico, ispezione preventiva dei veicoli, risarcimento presso officine convenzionate). Altre novità riguardano l’obbligo, in caso di sinistri con soli danni alle cose, di indicare i testimoni non oltre il momento della denuncia, oltre alla possibilità di recesso dalle polizze accessorie allo scadere della polizza principale.

Gli effetti di tali norme saranno assolutamente negativi. Innanzitutto il risarcimento in forma specifica getterà l’automobilista danneggiato fra le braccia del carrozziere convenzionato con le compagnie, che dovrà lavorare alla manodopera imposta dalle imprese. Risultato: auto riparate male e in fretta, e con gravissimo pregiudizio dei diritti degli automobilisti, che non potranno più scegliere liberamente di rivolgersi al carrozziere di fiducia. Ed effetti devastanti per la sicurezza stradale: vetture rimesse in sesto alla meno peggio che circoleranno per le nostre strade.

Critiche anche alla norma che prevede l’abolizione della cessione del credito al carrozziere indipendente. In questa maniera l’automobilista non potrà più farsi aiutare da un esperto del settore RC auto, ma se la vedrà direttamente con la compagnia in uno scontro francamente iniquo: da una parte un consumatore che non sa nulla di RC auto e dall’altra un “gigante” assistito da un team di legali pronti a tutto.

 

Diesel ed emissioni: è scontro

Alcuni amministratori locali vogliono bandire le auto diesel, mentre sono in arrivo nuove modalità di rilevamento delle emissioni.

SUL BANCO DEGLI IMPUTATI – Non c’è pace per il diesel. Fanno notizia i progetti di sindaci di grandi città che vogliono bandire le auto diesel dalle strade urbane (ha cominciato a parlarne Parigi, ha seguito l’input Londra e l’idea sta facendo rapidi proseliti). Ma a mettere sotto una cattiva luce i motori diesel non sono solo le iniziative dei sindaci. Non da meno sono le prospettive relative alle future modalità di rilevamento e misurazione degli scarichi, per i consumi e le emissioni. Da tempo nel mondo c’è polemica contro il sistema attuale che con prevede rilevamenti solo sul banco a rulli, con le auto che vengono analizzate sulla base di un ciclo di funzionamento che risulta molto lontano dall’uso reale delle automobili. Uno studio di due anni è arrivato alla conclusione che tra i rilevamenti di omologazione e la realtà dell’uso corrente delle auto c’è una differenza di circa il 33%.

NORME SEMPRE PIÙ SEVERE – Le cose però dovrebbero cambiare dal 2017, quando dovrebbero entrare in funzione nuove modalità più simili all’uso più diffuso. Ciò inquieta i costruttori di auto in generale, perché si calcola che con il nuovo regolamento i valori di consumi ed emissione saranno superiori di oltre il 10%. Ciò vorrebbe dire che il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalle norme europee in materia di riduzione delle emissioni di CO2 sarebbe molto difficile; e qualcuno dice impossibile (vedi l’amministratore delegato del gruppo PSA Carlos Tavarez, in un’audizione davanti alla commissione parlamentare francese che si occupa dell’ambiente). In pratica tutto ciò si tradurrebbe nella necessità di intervenire massicciamente nella ricerca per migliorare ancora i motori. Tutto questo a fronte di nuovi grandi investimenti; la stima fatta dagli analisti è di un costo aggiuntivo di circa 400 euro per vettura.

Mercato auto ancora su ad aprile: +7%. Balzo Fca

L’Italia trascina la truppa del Vecchio continente con una crescita a doppia cifra (+24%). Per il Lingotto un boom del 13,3% sull’aprile 2014: solo Renault, tra le grandi case, ha fatto meglio. La quota di Fca sale al così al 6,5%.

 

Continua la ripresa del mercato automobilistico in Europa, con Fiat Chrysler che si mette in evidenza e viaggia a velocità doppia della media delle case automobilistiche.

I dati diffusi dall’Acea, l’Associazione delle case europee, parlano di una crescita del 6,9% delle immatricolazioni ad aprile, rispetto al 2014: il mercato dell’auto in Europa e nei Paesi Efta (Islanda, Norvegia e Svizzera) ha fatto segnare 1.209.530 immatricolazioni. Se si guarda ai primi quattro mesi del 2015, le consegne sono state 4.848.037, l’8,1% in più dell’analogo periodo 2014. In questo panorama, il gruppo Fca ha immatricolato nel mese ad aprile 78.957 vetture, il 13,4% in più dello stesso mese 2014, quasi il doppio della crescita del mercato. La quota è così salita dal 6,2 al 6,5%. Nei quattro mesi le consegne sono state 306.722, il 12,1% in più dell’analogo periodo dell’anno scorso, con la quota che è passata dal 6,1 al 6,3%.

 

 

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