Bando ai motori endotermici, rinviato il voto al Consiglio UE

Rallenta la corsa verso quella che sembrava a tutti gli effetti l’elettrificazione del parco circolante.La discussione sulla messa al bando di automobili e veicoli commerciali leggeri di nuova produzione con motori endotermici aveva infatti incassato il voto positivo da parte del Parlamento Europeo il 14 febbraio scorso: prima di arrivare alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione, l’atto conclusivo dell’iter legislativo a livello europeo, manca il passaggio al Consiglio. Ma questo è stato rinviato a data da destinarsi.

Una decisione che tiene conto delle perplessità espresse a più voci dai governi europei, Italia compresa. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto, infatti, aveva dichiarato già a fine febbraio che l’Italia avrebbe votato contro la proposta di messa al bando dei motori endotermici, sostenendo che “i target ambientali vadano perseguiti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il Paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo” promuovendo dunque una logica di neutralità tecnologica – una contemporanea valutazione di tutte le tecnologie ad oggi disponibili – rispetto alle soluzioni da adottare per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione.  Questa posizione era stata condivisa dalla Polonia, contraria al pari dell’Italia all’adozione del Regolamento, mentre la Bulgaria aveva dichiarato la propria astensione al voto. A determinare il rinvio definitivo sine die (dopo due tentativi di riprogrammare la discussione) è stata però la Germania, ancora divisa a livello di politica interna fra i fermi sostenitori del blocco dei motori endotermici al 2035 e quelli più propensi ad una revisione del Regolamento in direzione di una maggiore apertura verso forme di alimentazione alternative oltre all’elettrico. Con quattro voti contrari nella discussione del Consiglio UE si incorrerebbe nella cosiddetta minoranza di blocco, sufficiente ad impedire l’adozione del Regolamento. Di qui la decisione da parte del Corepar di interrompere l’iter, permettendo agli stati di proseguire nel negoziato prima di portare il Regolamento al voto definitivo.

Positiva la reazione dell’Italia, con il commento del Ministro Pichetto che definisce l’impostazione del Regolamento “troppo ideologica e poco concreta” e prosegue: “L’Italia ha una posizione molto chiara: l’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. Puntare inoltre sui carburanti rinnovabili – spiega il Ministro – è una soluzione strategica e altrettanto pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva”, auspicando che la pausa nelle trattative sia utile “anche ad altri paesi e alle stesse istituzioni europee un’ulteriore riflessione su un tema così importante per cittadini e imprese”.

ADDIO AI MOTORI TERMICI IN GERMANIA

La Germania sostiene la proposta della commissione europea che prevede il bando dei motori termici dal 2035 in Europa. È questa l’ultima posizione di Berlino, che dopo i due no del ministro dei trasporti Volker Wissing, fa dietrofront con la voce del ministro dell’ambiente Steffi Lemke che annuncia il completo sostegno del governo tedesco al disegno dell’esecutivo dell’Unione, presente nel noto piano climatico Fit for 55.

IN EUROPA

Il cambio di atteggiamento della Germania sulla questione riflette le incertezze che si stanno manifestando in tutta Europa: se da una parte i governi belga e olandese chiedono di anticipare il divieto ai motori a combustione già nel 2030, ci sono altri come la Francia che bocciano la proposta green dell’Unione, posizione fino a oggi condivisa anche dalla Germania.

IN ITALIA

Roberto Cingolani, ministro della transizione energetica si mostra cauto, definendo il 2035 come una data indicativa per il bando, mentre Il Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica) intende allinearsi alla decisione della Commissione Ue. Fa eco all’ultima posizione espressa della Germania e delle UE anche Veronica Aneris, direttrice per l’Italia della Federazione europea per il trasporto e l’ambiente, che sottolinea per le aziende il bisogno di certezze e di investimenti per la riconversione, mentre ai cittadini di comprendere quanto prima la fine dalla dipendenza dai combustibili fossili, evidenziando come quest’ultimi sono colpiti da una volatilità dei prezzi, fenomeno che poi danneggia la nostra economia. In Italia, secondo i dati dell’ente pubblico ISPRA (istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nel 2019 trasporto stradale è stato responsabile del 23,4% delle emissioni nazionali totali di CO2 (il 68,7% di queste a carico delle autovetture).