Rc auto, è vessatoria la clausola che impone il carrozziere

L’impegno dell’assicurato a far riparare il proprio veicolo da un carrozziere convenzionato (con risarcimento in forma specifica) con la compagnia assicurativa, in cambio di uno sconto sulla polizza, è una clausola vessatoria. Quindi per avere effetto, deve essere dimostrato che è stata negoziata tra compagnia e cliente. Oppure questi deve averla approvata mettendo una firma in corrispondenza di dove la clausola è stampata. Così il Tribunale di Torino, in due recenti sentenze, si è pronunciato su una delle questioni che nell’ultimo decennio, dopo l’entrata in vigore del risarcimento diretto nella Rc auto, hanno reso tesi i rapporti tra alcune grandi assicurazioni e i carrozzieri.

 

Già 15 anni fa le compagnie, per tagliare i costi di liquidazione, hanno incentivato il ricorso a riparatori convenzionati. Con alterne vicende, legate a modifiche normative, interventi dell’Antitrust e sentenze anche della Corte di giustizia europea.

 

La questione non riguarda solo la Rc auto, ma anche le coperture opzionali. Come quella contro gli eventi naturali, oggetto delle due cause decise dalla Terza sezione civile del Tribunale di Torino con le sentenze di appello 1530/2017 (depositata il 22 marzo, giudice Latella) e 657/2017 (depositata il 7 febbraio, giudice Ferrero). Si può parlare di due cause-pilota, perché promosse da due officine che poi nel giudizio sono state seguite dai legali della Federcarrozzieri. E in entrambi i casi i riparatori avevano titolo a far causa perché gli automobilisti danneggiati avevano ceduto loro il credito del risarcimento, altra prassi avversata dalle compagnie per i costi.

 

Secondo i giudici torinesi, la clausola che contiene l’impegno a rivolgersi a una carrozzeria convenzionata, pena l’applicazione di uno scoperto supplementare del 10% e il rifiuto di rinnovo alla scadenza della polizza con tale formula, è una «restrizione alla libertà contrattuale nei rapporti con i terzi». Come tale, rientra fra le clausole vessatorie, che in base agli articoli 1341 e 1342 del Codice civile necessitano di approvazione specifica per iscritto da parte del contraente, considerato parte debole nel contratto.

 

L’assicurazione aveva argomentato il contrario citando una sentenza della Cassazione (la 1317/1998), secondo cui tale clausola «attiene al processo di formazione del contratto e costituisce un patto interno al rapporto concluso tra le parti». Ma il giudice di Torino osserva che quello era un caso diverso: si discuteva di provvigioni per un mediatore.

La compagnia ha citato anche la sentenza 16386/2002, sulle tariffe riconosciute dalle Asl ai laboratori di analisi per prestazioni oltre i limiti fissati, che però non rientrano nei casi citati dall’articolo 1341, comma 2, che è tassativo. Inoltre, in questo caso la Cassazione aveva deciso sui rapporti tra l’azienda pubblica e il laboratorio, non sulle conseguenze per l’assistito.

 

Le sentenze cui il Tribunale invece si rifà sono quelle (come la 5733/2008 e la 26225/2009) che hanno reso «pacifico» che «la sottoscrizione del generico richiamo alle condizioni di assicurazione» è «inidoneo a focalizzare l’attenzione del contraente debole sull’effettiva portata e contenuto delle singole clausole». Tanto più che nel caso di specie la «quietanza di rinnovo» della polizza non riporta la clausola per esteso. Starebbe alla compagnia provare allora che c’è stata trattativa sul punto (articolo 34 del Codice del consumo), ma tale prova non è stata data.

 

Tra le argomentazioni della compagnia veniva citato anche l’articolo 2058 del Codice civile sul risarcimento in forma specifica, ma il Tribunale osserva che la norma lo prevede come facoltativo e non obbligatorio.

 

Entrambe le sentenze sono state portate il 19 aprile da Federcarrozzieri all’Ivass, con la richiesta di sanzionare le compagnie, senza costringere i danneggiati a rivolgersi al giudice. È prevedibile che il confronto con le compagnie tornerà a inasprirsi. Per ora dall’Ania si precisa solo che il sistema della riparazione in forma specifica riguarda un chiaro accordo contrattuale basato sulla libera disponibilità delle parti: l’assicurato si impegna a far riparare il veicolo da un’officina convenzionata con l’assicurazione, la compagnia alla firma del contratto riconosce ogni anno uno sconto e, in caso di incidente, paga direttamente le riparazioni evitando al cliente l’anticipo di tasca propria. L’Ania aggiunge che, se l’assicurato decide di non rispettare la scelta contrattuale e si reca da un riparatore non convenzionato, presenterà le spese sostenute alla compagnia, che le rimborserà in misura coerente rispetto ai danni accertati; la compagnia applicherà una franchigia solo se prevista dal contratto.

DA 15 ANNI Le assicurazioni maggiori applicano tagli ai risarcimenti per chi non aderisce a questa prassi che fa scendere i costi di liquidazione

 

 

 

 

ARTICOLO DI MAURIZIO CAPRINO – SOLE24ORE.COM

 

 

 

 

 

MERCATO DELL’AUTO: A FEBBRAIO +6,2%

Nonostante un giorno lavorativo in meno ed il confronto con un già robusto febbraio 2016 che aveva marcato un +27,9% rispetto all’anno precedente, continua la crescita del mercato italiano. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, infatti, il secondo mese dell’anno si chiude con un immatricolato di 183.777 auto, in aumento del 6,2% rispetto alle 173.098 unità dello stesso mese dello scorso anno, con 10.000 immatricolazioni in più.

Il 1° bimestre mantiene, quindi, uno segno positivo con una crescita dell’8,1% e 355.656 auto vendute rispetto alle 328.949 del gennaio-febbraio 2016, che a sua volta aveva già evidenziato un incremento del 23%.

Tra i canali di vendita, crescono le immatricolazioni a società (+43,9%) e il noleggio (+6,3%) mentre il canale dei privati, nonostante il ritorno ad imponenti azioni di sostegno da parte delle Case con le loro Reti, come quelle che avevano già caratterizzato il 1° quadrimestre dello scorso anno e che già avevano sostenuto la performance dello scorso mese di gennaio, registra in febbraio un leggero rallentamento (-2,5%), frutto anche del confronto con lo stesso periodo del 2016, in cui gli acquisti delle famiglie erano cresciuti di oltre il 38%.

Sul fronte delle alimentazioni, in crescita del 5,7% e del 4,9% le immatricolazioni nel mese dei carburanti tradizionali, rispettivamente diesel e benzina. Prosegue il forte calo del metano, che riduce del 45,3% i suoi volumi e si porta ad una rappresentatività di appena l’1,4% del totale, mentre segnano un’ottima crescita, come in gennaio, le vendite di auto a Gpl (+23%), grazie al confronto con periodi di forti flessioni e alla commercializzazione di nuovi modelli con questa alimentazione, giungendo a rappresentare in febbraio il 6,3% del totale mercato. Sempre ottima, infine, la performance delle vetture ibride: +49,2% in volume, sfiorando il 3% di quota e confermando anche questo mese il sorpasso sulle vendite di auto a metano.

Una buona crescita in febbraio caratterizza tutti i segmenti che compongono il mercato dell’auto, ad eccezione dell’alto di gamma che flette del 3,7% e delle utilitarie che si fermano ad un +1,4%. Inarrestabile, sul fronte delle carrozzerie, l’incremento dei crossover (+24,2% in febbraio e al 20,4% di quota), mentre rallentano i monovolume, le station wagon e le sportive.

Forte crescita, infine, delle immatricolazioni nel Nord Ovest del Paese (+15,7%), mentre registrano una leggera positività tutte le altre aree.

 

 

 

 

LE AUTOMOBILI CON PIU’ EMISSIONI

Fiat 500X, Jeep Renegade, Renault Captur. Fino a un anno fa si sarebbe scritto solo che sono tre modelli fra i più graditi dal pubblico europeo, che impazzisce per le crossover. Oggi sappiamo che sono anche i tre principali modelli sotto accusa dopo il dieselgate. Solo coincidenze? O, magari, questi modelli sono finiti sulla graticola proprio per il loro successo, che li rende bersagli importanti? O, ancora, le loro emissioni sono alte perché nelle crossover sono più alti peso e carrozzeria, per cui i motori – relativamente piccoli – sono più sotto sforzo?

 

Al momento, è difficile trovare una risposta certa e definitiva: le accuse derivano soprattutto da test eseguiti su strada dalle autorità tedesche e francesi in condizioni non del tutto comparabili e su versioni con meccanica a volte diversa. E i risultati di queste prove sono stati resi pubblici in gran parte, ma non ancora completamente. Senza contare che i richiami palesi od occulti che ci sono stati nel corso dell’ultimo anno possono aver cambiato le cose sugli esemplari che si acquistano nuovi oggi. Però qualche indicazione possiamo trarla ugualmente da questi test, perché certe tendenze paiono concordanti e in linea anche con gli esiti (ancora incompleti) delle prove eseguite dalle autorità italiane. Dunque, un minimo di uniformità si può trovare persino fra i tre Paesi al centro delle polemiche.

In effetti, la 500X è la vettura Euro 6 che emette più Nox (ossidi di azoto, al centro del dieselgate) fra le 47 provate in Francia (unico dei tre Paesi ad aver finora ha reso pubblici i dati rilevati su questo modello), sforando quota 1.300 mg/km (contro gli 80 di legge e i 400 ritenuti ragionevoli in una prova fatta su strada e con velocità e accelerazioni superiori rispetto ai test di laboratorio condotti in sede di omologazione finora). E la Captur è terza con circa 900 (diventa quarta se consideriamo le rilevazioni eseguite sulla Renault Kadjar in Germania). Ma bisogna stare attenti alle versioni cui si riferiscono i risultati.

 

La 500X provata dai francesi ha il motore 2 litri, quindi è poco diffusa in Italia e deve sopportare anche il fardello della trazione integrale. La Captur è la 1.5 da 90 cavalli, mentre nella versione di pari cilindrata con 110 cavalli emette un po’ meno NOx (anche se in classifica si trova appena due posizioni più dietro).

 

Tra i modelli che emettono di più, troviamo altre crossover: quelle Nissan-Renault (Kadjar e Qashqai) e la Opel Mokka (1.6 110 cavalli). Si segnalano poi monovolume come Ford C-Max, Opel Zafira, Peugeot 5008 e Renault Espace. Quest’ultima è stata provata col motore 1.6 biturbo da 160 cavalli, uno dei più celebrati esempi di downsizing, che da dimostrato di emettere tanti NOx anche sulla grossa berlina Talisman.

 

Evidentemente si conferma che nei test su strada il peso e l’altezza richiedono ai motori sforzi ben maggiori rispetto ai precedenti test di omologazione (fatti in laboratorio e con cicli di tutto riposo per i motori). E le differenze si vedono di più proprio sui modelli dove peso e altezza sono relativamente maggiori.

 

Certo, ci sono eccezioni. Si sono viste vetture alte come Citroen C4 Picasso e Peugeot 3008 stare nei limiti di accettabilità di 400 mg/km. E una berlina bassa e filante come la Giulietta dell’Alfa ha invece sfiorato quota 800, ma in versione 2.0 175 cavalli con cambio Tct (ben poco diffusa in Italia).

 

Molto dipende anche dai dispositivi di trattamento dei gas di scarico. Infatti, mastodonti come Audi Q7 e Mercedes S350 restano sui 200 mg/km a dispetto del peso (e per l’Audi anche dell’altezza). Oltre al ricircolo dei gas di scarico (Egr, che hanno tutte), adottano il sofisticato e costoso catalizzatore selettivo Scr, che utilizza iniezioni di urea.

 

Le Ford Kuga e Mondeo in Francia sono state provate con motori 2 litri (rispettivamente da 120 e 150 cavalli) che riuniscono tutti i possibili sistemi: Egr, Scr e trappola NOx (che su molti modelli di altre case è abbinata al solo Egr).

 

Va comunque ricordato che quest’analisi si è limitata alle sole Euro 6. Cioè ai modelli acquistabili nuovi (di Euro 5 resta negli autosaloni solo qualche raro fondo di magazzino).

 

 

 

 

 

 

 

 

articolo di Maurizio Caprino – sole24ore.com

 

 

 

 

 

 

 

RICAMBI AUTO FALSI: CRESCE IL MERCATO ONLINE

Più di 1,6 milioni di sequestri solo tra il 2014 e i primi mesi del 2016. Un mercato del falso che – stimano i componentisti tedeschi – solo online cresce del 10% l’anno. Pastiglie e dischi freni (per auto e moto), cinghie, tenditori e pompe acqua, fari, fanali e luci targa, pistoni, cuscinetti motore, alternatori, motorini d’avviamento. Sino a candele, candelette, spazzole tergicristallo e persino testine sterzo, frizioni, copriruota e loghi.

Sono meno pret a porter di scarpe, borse e valigie, ma è un giro d’affari che cresce a vista d’occhio, nei volumi e nei valori quello dei ricambi d’auto contraffatti, falsi che nella maggior parte (e peggiore) delle ipotesi, non hanno mai superato un controllo qualità o di conformità rispetto agli standard di sicurezza. E che rischiano di essere la causa (non sempre facile da provare) di molti incidenti stradali. Appena una settimana fa, il maxi-sequestro in Piemonte, per un valore di 6 milioni di euro.

 

Secondo i dati Siac della Guardia di Finanzia, forniti da Anfia –l’Associazione dei produttori della componentistica auto – tra il 2014 e il marzo 2016 sono stati oltre 1,6 milioni i pezzi sequestrati tra parti meccaniche, accessori e dispositivi elettrici per auto, moto e bici. Puglia (circa 773mila pezzi) e Lombardia (607mila) le regioni che guidano la classifica delle confische. Seguite da Veneto (oltre 91.400) e Sicilia (circa 37mila).

Tante opportunità di vendita legale – ma anche una sponda alla contraffazione – l’ha data il web. Su eBay si vendono, ogni ora, 203 pezzi di ricambio auto, 78 accessori, 17 pneumatici e 10 sistemi antifurto con “sconti” medi del 20 per cento.

 

«In rete – spiega a Paolo Vasone, responsabile Aftermarket di Anfia – si possono trovare pezzi originali e ricambi generici anche di ottima qualità. Ma è pieno di imitazioni degli originali difficili da distinguere, prodotti non omologati, senza certificazioni di qualità dei materiali e di sicurezza, altri con certificazioni ma fasulle e false etichette Ce, sino a prodotti palesemente contraffatti e venduti in confezioni che imitano alla perfezione il packaging delle grandi case produttrici, per ingannare l’acquirente in buona fede. Prezzi troppo bassi dovrebbero allarmare. Ma la crisi ha accentuato le esigenze di risparmio e il “fai da te”». Prodotti che non arrivano solo dalla Cina, ma anche da Vietnam, Thailandia e Filippine. E spesso transitano dagli Emirati .

 

 

L’anno scorso, è scesa in campo anche Asconauto (l’associazione dei consorzi dei concessionari d’auto): «Da un lato – ha sottolineato il vicepresidente Giorgio Boiani – nel 2016, l’opera di sensibilizzazione avviata tra i nostri autoriparatori ha fatto registrare una vendita di ricambi originali superiore del 12% sul 2015 e pari a oltre 500 milioni di euro di originali fatturati. Dall’altro, stiamo lavorando insieme ad Anfia e al ministero dello Sviluppo economico per studiare strategie di contrasto». Come un sistema di monitoraggio delle violazioni online su contraffazione di brand.

In Italia (che con la Germania ha il mercato del falso più fiorente), il traffico dei ricambi non omologati e privi del marchio Ce vale 120 milioni di euro, pari al 15% di tutti i ricambi venduti ogni anno in Ue. Mentre da un’indagine della Polstrada, su 10mila vetture controllate, circa il 3% è risultato avere pneumatici falsificati. Tra i pezzi più contraffatti , i dischi dei freni (18%), seguiti dalla tiranteria sterzo (17%), le pastiglie dei freni (16%), i ricambi del motore (16%), i filtri (4%) e le pompe dell’olio (4%).

 

 

 

 

Articolo di Laura Cavestri – sole24ore.com

 

 

 

 

 

 

 

 

CGIA: ARRIVANO NEVE E GHIACCIO E SEMPRE PIU’ AUTO NON SONO CATENABILI

Con l’obbligo di avere in dotazione gomme invernali o catene a bordo per tutto il periodo invernale, si affaccia un nuovo problema per gli automobilisti:  l’uso delle catene sui mezzi che risultano “non catenabili”. A darne notizia è la CGIA di Mestre.

 

Da qualche anno, infatti, i costruttori di auto inseriscono negli appositi libretti di manutenzione ed utilizzo l’incompatibilità delle catene con tutte o molte misure di gomme. In questo ultimo ventennio è sempre più usuale per le case costruttrici  aumentare le dimensioni degli pneumatici in dotazione ai mezzi.

 

In primis una questione di sicurezza: quando le case madri dei veicoli indicano incompatibilità, queste derivano da test di omologazione che hanno dimostrato come con pneumatici di maggiori dimensioni le catene possono interferire in modo pericoloso con sospensioni, tubazioni e/o parti meccaniche, danneggiandole e rischiando di provocare incidenti.

 

“È un problema – segnala Roberto Bottan Presidente degli artigiani di Mestre – che si può presentare anche se l’automobile è dotata di pneumatici invernali. In presenza di forti pendenze, come ad esempio nei sottopassi o nelle cavalcavie, il pneumatico invernale può non bastare ed occorre utilizzare le catene per togliersi da situazioni di forte disagio. D’altronde lo si è visto anche nell’ultima nevicata che ha interessato la Terraferma nei giorni scorsi; anche pochi centimetri di neve hanno causato  gravi problemi alla viabilità”.

 

L’incompatibilità a volte può essere risolta con l’utilizzo dei cosiddetti “ragni” o con l’installazione delle catene con maglie di piccole dimensioni, sempre più spesso, tuttavia, il costruttore sembra mettere un veto assoluto all’utilizzo di qualsiasi dispositivo, anche di quelli appena citati.

 

D’altronde, le indicazioni e le raccomandazioni della casa costruttrici riguardo alle catene hanno un valore formale e chi non le rispetta contravverrebbe addirittura all’obbligo di circolare con un veicolo cui sono state apportate modifiche alle caratteristiche indicate nel certificato di omologazione con quello che ne consegue (ritiro della carta di circolazione e multa di oltre 400 euro…).

 

“I maggiori problemi – conclude Bottan – potrebbero insorgere in caso di incidenti stradali: gli organi competenti e anche le assicurazioni potrebbero rivalersi per un utilizzo improprio del veicolo”.

 

A differenza delle catene tradizionali, le cosiddette catene a ragno non hanno alcun sistema di fissaggio sul lato interno della ruota. Questo significa che sono più facili da montare e possono essere utilizzate anche su vetture normalmente non catenabili. In quanto lasciano del tutto libera la parte interna della ruota, che è quella più problematica. Visto che sono molte le tratte stradali in cui è obbligatorio montare pneumatici invernali o avere con se le catene da neve, è  importante quindi prima di procede ad eventuali acquisti chiarirsi bene le idee su tutte le varie soluzioni al proprio mezzo e nel dubbio consultare il proprio gommista o autoriparatore di fiducia.

 

Mestre 18 gennaio 2017

 

 

 

IL PRA RADIA 420MILA AUTO PER BOLLO NON PAGATO

Dopo una quindicina d’anni di inerzia, il fisco rispolvera la radiazione d’ufficio prevista dal Codice della strada per i veicoli sui quali il bollo auto non risulta pagato per almeno tre anni consecutivi.

 

E ne individua oltre 420mila, circa l’1% del parco circolante nazionale. Molti, se si pensa che sono solo quelli di Lazio, Lombardia e Puglia, le sole Regioni che hanno avviato l’operazione). E quest’entità fa dubitare dell’efficacia dell’attuale sistema di gestione amministrativa dei veicoli, lo Sportello telematico dell’automobilista (Sta).

 

Il risultato della radiazione d’ufficio non sta tanto nel recupero di gettito (nel Lazio sono stati messi in regola solo 1.926 dei 94.163 mezzi individuati), quanto nel ripulire archivi che spesso includono ancora veicoli non più circolanti o comunque ceduti.

 

Sui quali i proprietari individuati dalle Regioni non hanno interesse a fermare la radiazione e le Regioni sostengono costi per avvisi bonari, accertamenti e cartelle che non andranno mai a buon fine. Ma proprio questo rivela che ha buchi anche lo Sta, nato anche per evitare situazioni del genere.

Esso è entrato a regime tra il 2001 e il 2004, per cui ci si aspetterebbe che buona parte dei mezzi da cancellare per bonificare gli archivi sia stata dismessa in anni precedenti. E invece molte radiazioni d’ufficio riguardano anche esemplari immatricolati dopo, di cui comunque i proprietari si sono disfatti quando lo Sta c’era già e avrebbe dovuto registrare l’evento.

 

Ci sono solo cifre generiche: 92.237 veicoli nel Lazio, 204mila in Lombardia e 120mila in Puglia (per i dettagli, si veda la scheda a destra). Ma l’Aci sul Lazio rivela che l’anno “medio” d’immatricolazione dei veicoli da radiare è il 1994. Visto che l’ultima cancellazione, effettuata all’epoca a livello nazionale dall’allora ministero delle Finanze, risale al 1999, se questi mezzi hanno smesso di circolare o sono stati rivenduti o esportati, ciò è spesso accaduto quando lo Sta già esisteva.

 

Perché lo Sta doveva essere un passo avanti? Nel vecchio sistema, di fatto, gli archivi di Motorizzazione (su dati tecnici dei veicoli e generalità degli intestatari) e Pra (dati riguardanti la proprietà dei mezzi e il doppione di alcune informazioni tecniche) erano separati. E restavano disallineati perché spesso chi acquistava un usato si registrava solo alla Motorizzazione (in modo da mettere in regola la carta di circolazione, necessaria per circolare) e ometteva la trascrizione al Pra (che richiede anche centinaia di euro di Ipt).

 

Con lo Sta (Dpr 358/2000), i due adempimenti sono contestuali e scatta un blocco quando si cerca di effettuarne solo uno. Successive modifiche hanno portato a inserire nel sistema anche eventi che incidono sulla composizione del parco circolante effettivo, come le demolizioni. Perché, nonostante ciò, il parco circolante che risulta alle Regioni resta diverso da quello effettivo?

Quanto alle discrasie sul nome del proprietario, il punto è che la contestualità degli adempimenti alla Motorizzazione e al Pra non impedisce che chi è in malafede riesca ancora a nascondere al Pra l’acquisto: l’articolo 94 del Codice della strada non prevede che venditore (che ha interesse alla trascrizione) e acquirente si presentino entrambi allo Sta: il primo ha il solo obbligo di far autenticare la sua firma sull’atto di vendita, mentre è il secondo a doversi recare allo Sta e, se il venditore non lo accompagna di persona, riesce a omettere l’adempimento. L’unica differenza rispetto a prima è che ora l’acquirente deve rinunciare anche ad aggiornare la carta di circolazione. Che può essere un problema solo se, durante un controllo su strada, un agente gli fa domande stringenti e lui non trova risposte convincenti.

 

Non di rado, poi, l’acquirente in malafede non paga bollo e multe; i relativi addebiti continuano ad essere recapitati in prima battuta al precedente proprietario. Che così scopre che il passaggio di proprietà non è stato registrato e non ha strumenti ragionevoli per rimediare: l’articolo 11 del Dm Finanze 514/1992 (sulla «tutela del venditore») consente l’operazione, ma a sue spese, quindi più di qualcuno desiste o tenta l’incerta strada del ricorso al giudice di pace. Così l’acquirente in malafede può anche non figurare mai intestatario.

Quanto alle demolizioni, ci sono veicoli che restano negli archivi perché la radiazione dal Pra è possibile solo se ci si rivolge a un demolitore autorizzato, che rilascia una ricevuta liberatoria ed espleta lui la formalità. Ma ci sono anche operatori non autorizzati che possono rilasciare ricevute senza valore. E per una Regione è difficile controllare, se un veicolo viene demolito fuori dal suo territorio: le autorizzazioni sono rilasciate a livello locale.

Infine, lo Sta incide poco nei furti: sta al derubato cancellare il veicolo quando perde le speranze di ritrovarlo e molti non lo fanno.

 

 

 

 

FONTE: sole24ore.com

 

 

 

AUTO USATE: MERCATO IN POSITIVO A NOVEMBRE

Aumento del 4,5% per i passaggi di proprietà. Risultano in aumento anche le radiazioni

I passaggi di proprietà delle auto, al netto delle minivolture (i trasferimenti temporanei a nome del concessionario in attesa della rivendita al cliente finale), hanno chiuso con un aumento mensile del 4,5%.

Ogni 100 autovetture nuove ne sono state vendute 162 usate nel mese di novembre e 151 nei primi undici mesi dell’anno.

Nel periodo gennaio-novembre 2016 si registrano complessivamente crescite del 4,3% per le quattro ruote, dell’1,3% per i motocicli e del 3,4% per tutti i veicoli.

I dati emergono dall’analisi statistica realizzata dall’Automobile Club d’Italia sui dati del PRA, consultabile sul sito www.aci.it.

Segno più a novembre anche per le radiazioni delle auto che hanno messo a segno un incremento del 4,5% rispetto allo stesso mese del 2015. Il tasso unitario di sostituzione a novembre risulta pari a 0,71 (ogni 100 auto iscritte ne sono state radiate 71). Si attesta a 0,73 nei primi undici mesi dell’anno.

 

In lieve calo invece il mercato dell’usato nel settore delle due ruote. I passaggi di proprietà dei motocicli, sempre al netto delle minivolture, hanno fatto registrare una variazione mensile negativa dell’1,4%.

 

Il trend negativo non risparmia neppure le radiazioni dei motocicli, che hanno chiuso in negativo anche Novembre, con un calo del 7,2%.

 

Nei primi undici mesi del 2016 le radiazioni hanno fatto registrare incrementi complessivi dell’1,8% per le autovetture e dell’1,4% per tutti i veicoli, a fronte di un calo dello 1,8% per i motocicli.

 

 

 

 

 

 

 

NESSUNA VERIFICA DEL BOLLO ALLA REVISIONE

La commissione Bilancio della Camera ha bocciato l’emendamento “Ribaudo” al Ddl Bilancio  che prevedeva l’impossibilità di superare la revisione e, quindi, di circolare, in caso di irregolarità con la tassa automobilistica.

Si è quindi arrivati allo stop alla verifica del pagamento del bollo al momento della revisione.

L’emendamento,  era stato approvato dalla commissione Finanze ma non sarà nel testo che nei prossimi giorni sarà esaminato dall’aula di Montecitorio.

Nulla vieta, naturalmente, che possa essere ripresentato e votato dall’assemblea, anche se le possibilità che possa finire nel testo finale della legge di Bilancio, vista la contrarietà del’esecutivo, sono poche.

La novità della verifica del pagamento alla revisione, comporterebbe non poche complicazioni operative, con una trasformazione della tassa automobilistica da tassa di proprietà a tassa di circolazione (a scoppio ritardato, visto che la prima revisione si fa quattro anni dopo l’immatricolazione e le successive verifiche dopo due anni).

 

 

 

fonte: quattroruote.it

 

 

 

 

IN LOMBARDIA BOLLO AUTO CON SCONTO DEL 10%

Novità per gli automobilisti lombardi: dal 15 novembre 2016 sarà possibile pagare il bollo auto (dalla scadenza di fine gennaio 2017) attraverso la domiciliazione bancaria, usufruendo di una riduzione della tariffa pari 10% per ciascun ogni di imposta.

L’adesione vale per le persone fisiche che risiedono in Lombardia: per aderire al servizio basterà mandare alla Regione Lombardia il modulo di autorizzazione all’addebito  entro il giorno 15 del mese precedente a quello in cui deve essere effettuato il pagamento sia online, tramite l’area personale o l’area pubblica del Portale Tributi (www.tributi.regione.lombardia.it), che in forma cartacea compilando il form disponibile sul portale stesso.

Un call center sarà a disposizione presso il numero verde della regione in caso di mancata ricezione del promemoria digitale, o in caso di errore della targa. La domiciliazione sarà revocabile in qualsiasi momento sia online tramite l”Area personale” del portale tributi, sia rivolgendosi alla propria banca. Per qualsiasi chiarimento è attivo il Numero verde 800.151.121 dal lunedì al sabato dalle 8:00 alle 20:00.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AUTO, ANCORA IN CRESCITA LE IMMATRICOLAZIONI: A SETTEMBRE + 17,43%

Non arriva il temuto rallentamento, atteso dagli operatori del settore, del mercato automobilistico nella seconda parte dell’anno in corso. I dati di settembre 2016 riportano aumenti in doppia cifra: aumento del 17,43% con immatricolazioni che raggiungono quota 153.617.

 

Queste nuove immatricolazioni, tuttavia, non hanno ancora raggiunto uno spessore tale tale da sostituire il normalr avvicendamento tra auto vecchie e nuove. Il parco circolante ha un’età elevata complici anche questi ultimi anni di crisi economica. Anche per il 2017 ci sono, quindi, margini di crescita del mercato automobilistico, con l’incognita, tuttavia, legata alla crescita del Pil.

 

Il gruppo Fca anche a settembre ha avuto un incremento superiore a quello registrato dal mercato:con 44.602 immatricolazioni ed un aumento pari al 29,49%. In termini di crescita al primo posto troviamo l’Alfa Romeo con un risultato di +47,25%

In seconda posizione troviamo la Volkswagen che a settembre dimentica le polemiche e va a +43,30%.In terza posizione troviamo la Ford con un +11,75%. Precede Renault (+33,29%), Opel (+2,50%), Peugeot (+8,05%) e Toyota (+5,70%).

 

 

 

 

 

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