Colonnine nelle superstrade, flop del primo bando
I bandi per la realizzazione delle colonnine nelle città e lungo le superstrade sono stati un insuccesso, lo stesso ministero dell’Ambiente ha confermato il flop completo per la parte relativa ai punti di ricarica nelle arterie extraurbane, proprio dove le colonnine sono fondamentali per agevolare l’affermazione della mobilità elettrica e alleviare uno dei principali freni alla sua adozione.
A inizio maggio il dicastero retto da Gilberto Pichetto Fratin ha pubblicato gli avvisi per la presentazione dei progetti da finanziare, per l’appunto, con le risorse del Pnrr. Il piano prevede l’installazione, entro il 30 giugno del 2026, di più di 21 mila stazioni e a tal fine stanzia oltre 741 milioni di euro. I primi bandi includono finanziamenti per 150 milioni per realizzare 2.500 stalli lungo le superstrade e 127 milioni per 4 mila prese nei centri urbani. Gli operatori hanno presentato entro la scadenza dello scorso 30 giugno diversi progetti e il ministero ha publicato ieri, 3 luglio, l’esito della selezione.
Bene le strade urbane
Per la parte “urbana” sono state presentate 4.718 domande per un importo di 70 milioni di euro. Secondo il Ministero, si tratta di un risultato “particolarmente positivo, in quanto l’obiettivo di questo primo bando era fissato a quattromila colonnine”.
Fiasco Superstrade, poche proposte e mancanza di requisiti
Il vero flop è legato alle superstrade, perché lo stesso dicastero parla non solo di “poche proposte”, ma anche dell’assenza dei necessari requisiti. “In merito all’Avviso pubblico per le ricariche sulle superstrade, non è stato possibile selezionare progetti, in quanto le poche proposte progettuali presentate non avevano i requisiti di ammissibilità alla misura”, si legge nel comunicato ministeriale. “Il ministero si è già attivato con gli operatori interessati per individuare le motivazioni che hanno portato alla scarsa adesione, al fine di adottare le misure più opportune per stimolare una più ampia partecipazione”. Evidentemente, gli allarmi lanciati negli scorsi mesi da alcune associazioni di settore non sono stati ascoltati.
Da gennaio, infatti, Motus-E avverte del rischio di perdere i fondi europei a causa di alcune criticità tecniche: tempistiche incompatibili con i processi autorizzativi, poca chiarezza delle definizioni dei decreti o eccessiva ampiezza degli ambiti di gara. Tutti ostacoli da superare al più presto, visto che il Mase ha assicurato l’avvio di “ulteriori procedure di selezione con l’obiettivo di raggiungere il target finale di installare oltre ventunomila infrastrutture di ricarica entro il mese di giugno 2026”.